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Andrea e sua moglie Paola

“Nessun lavoro del lutto può compiersi pienamente, esiste sempre un resto”: Andrea lo spiega

Qualche mese fa ho perduto mia moglie dopo una lunga malattia. Ho scritto mia moglie, ma forse avrei dovuto dire la mia compagna di vita, una vita che abbiamo trascorso insieme dai tempi del liceo, percorrendo gli stessi studi, lavorando insieme, vivendo insieme e tanto altro. Per me è stata una perdita enorme e molto dolorosa, un dolore che è tutt’ora presente dentro di me, ma che sento via via attutirsi attraverso il “lavoro del lutto”. È questa un’espressione che tutti conosciamo, che tutti usano a volte anche senza conoscerne in pieno il significato. Pubblico oggi il mio quarto intervento su Sienasociale.it

Sono necessarie alcune premesse generali all’odierno scritto che sarà l’ultimo di questa serie dedicata al lutto. La prima è relativa al fatto che questa nota, forse a differenza delle precedenti, avrà imprevedibilmente un’atmosfera un po’ da contabile, la seconda che farò delle affermazioni generalizzanti che, come tali, sono sempre inesatte e fonte di equivoci.

Sartre diceva che nella vita siamo tutti viaggiatori senza possibilità di ritorno, il nostro è un viaggio con un biglietto di sola andata. Credo che questa considerazione, che ha almeno per me un effetto rasserenante, dovrebbe farci vedere la morte come un atto della vita, certo l’ultimo, ma non un a tragedia impensabile.

Ogni vita ed ogni morte sono sempre uniche e totalmente individuali, mai coincidenti o sovrapponibili con quelle di altri. Detto questo però può anche essere utile fare delle generalizzazioni, quasi delle statistiche, che ci aiutino a capire le grandi linee di fenomeni che a volte mettono in crisi i nostri pensieri e le nostre emozioni.

Di lutti poi ce ne sono tanti ed è forse il momento di dirlo e di differenziare all’interno della categoria. La parola lutto, infatti, si presta a entrare in gioco per tante gradazioni di eventi: dalla perdita di una persona cara, ma anche alla perdita di un animale di compagnia, alla fine di un rapporto o di un amore, alla percezione della fine definitiva di una stagione della vita, ma anche alla perdita di un oggetto o di un ricordo particolarmente caro. È chiaro che la dimensione (ecco l’aspetto un po’ da contabile) delle emozioni in gioco cambia, ma l’andamento del processo interno che ho cercato di descrivere nei precedenti pezzi è paragonabile, quasi linee parallele anche se con altezze ed intensità diverse. Il lutto è il meccanismo con cui la nostra mente affronta una perdita e non bisogna certo vergognarsi di dire o sentire che tale meccanismo può entrare in azione magari per la rottura irrimediabile di un computer (a me è successo) e la relativa, irrisolvibile perdita di un pezzo di vita (foto, scritti, conti e tanto altro) affidato a quella macchina.

Detto questo vengo ad una notazione ancora più difficile da fare. Rimanendo all’interno del lutto che nasce dalla perdita di una persona cara, a mio avviso, se ne possono comunque differenziare modalità diverse, sempre tenendo presenti le cautele che ho premesso all’inizio e che ci mettono di fronte alla infinita variabilità dell’umano.

Colgo, a tal proposito, tre situazioni prototipo: perdere un genitore, perdere la compagna (forse un fratello o sorella), perdere un figlio.

Il dolore che si può provare in ognuna di queste situazioni è diverso e cerco di spiegarmi.

Se perdi un genitore perdi gran parte del passato, un po’ del presente, quasi nulla del futuro. In qualche caso anzi il futuro prende slancio, basandosi sulla ovvia riflessione che ormai ci si trova in prima linea nella vita, che il tempo di fare cose e di realizzarsi non aspetta e forse, se ci sono progetti da raggiungere, bisogna muoversi. In più ci troviamo nell’ambito di una situazione che per qualche verso è fisiologica, è naturale che i figli seppelliscano i padri, con dolore naturalmente, ma senza tragedie.

Se perdi una compagna, perdi molto passato, quasi tutto il presente e quasi tutto il futuro di cui ti resta solo un mozzicone che va comunque riorganizzato profondamente. Naturalmente non mi stanco di dire che ogni situazione è diversa e in questo caso molto cambia in base al tempo trascorso insieme, al tipo di rapporto avuto e così via.

Infine, se perdi un figlio, che è senza dubbio il tipo peggiore di perdita che può accadere, si potrebbe dire che c’è una perdita del passato, ma forse soprattutto degli altri “tempi”, presente e futuro, di cui perdi tutto e la vita per riprendere la sua progettualità ha forse bisogno di un’elaborazione del lutto lunga e complicata.

Un’altra differenza che bisogna citare è quella che si stabilisce tra una morte improvvisa ed una invece attesa ed annunciata da tempo. Dico solo che la morte improvvisa ha di solito un ritardo nell’innescare il lavoro del lutto. C’è una fase ancora precedente che definirei cognitiva, in cui il soggetto stenta di solito a rendersi ben conto di quello che è successo, solo dopo può iniziare il lutto vero e proprio. Per l’altra evenienza invece è come se il lutto cominciasse addirittura prima della morte vera e propria e quel lasso di tempo, lo dico per esperienza personale, è estremamente penoso.

Ed infine al termine di queste riflessioni che ho cercato di svolgere intorno ai temi della morte e del lutto bisogna pur dire che, come tutti i meccanismi umani, anche questo non è perfetto e quindi, forse, nessun lavoro del lutto può mai compiersi pienamente, esiste cioè sempre un resto, qualcosa di indimenticabile che non ci consente di staccarci del tutto dalle nostre perdite.

Forse è questo che dà origine alla nostalgia, su cui si potrebbe molto parlare, che può prendere due strade molto differenti tra di loro.

Può diventare quella in salita del rimpianto o quella più piana della gratitudine.

Andrea Friscelli

Sienasociale.it ospita con estremo piacere le riflessioni del dottor Friscelli che ringraziamo per la disponibilità. Andrea Friscelli, psichiatra e psicoterapeuta ha lavorato per molti anni nel servizio di Psichiatria della locale ASL, è tuttora attivo anche nel Terzo Settore cittadino come fondatore della cooperativa sociale La Proposta (Orto de’ Pecci) di cui è stato per lunghi anni il presidente. Negli ultimi anni ha pubblicato alcuni libri e si dedica alla riflessione sui fatti felici o dolorosi della vita.

“Ho perso mia moglie. Mi impegno nel lavoro del lutto” la storia di Andrea – SIENASOCIALE

“Sentirsi colpevole senza colpa” Andrea e la pima fase del lutto – SIENASOCIALE

Volontari della Pubblica Assistenza durante il Palio di Siena

Coinvolgimento di pazienti e volontariato nei percorsi di cura: oggi l’evento

La “Giornata del coinvolgimento di pazienti e volontariato nei percorsi di cura” è in programma oggi, sabato 18 marzo, ore 9.30 a Siena presso Santa Maria della Scala, Sala “Italo Calvino”

Oggi sabato 18 marzo, dalle ore 9.30 alle 13, nella Sala “Italo Calvino” del complesso museale Santa Maria della Scala di Siena, si tiene la Giornata del coinvolgimento dei pazienti e volontariato nei percorsi di cura.

Prima dell’avvio dei lavori si svolgerà una conferenza stampa per presentare progettualità ed esperienze che vedono protagonisti il mondo del volontariato e i cittadini che afferiscono all’Aou Senese, con il coinvolgimento dei professionisti e delle istituzioni.

Partecipano all’incontro con la stampa:
• Antonio Barretta, direttore generale Aou Senese
• Simone Bezzini, assessore Diritto alla Salute della Regione Toscana
• Luigi De Mossi, sindaco di Siena
• Roberto Di Pietra, rettore Università di Siena
• Paolo Petralia, vicepresidente nazionale vicario della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO) e Direttore generale della ASL 4 Liguria

24 lezioni e sei soccorritore Misericordia

Dopo il calo di iscritti ai corsi nella parte finale della pandemia, larga partecipazione, ieri, per il primo appuntamento della Misericordia di Siena.Tutti i lunedì e i giovedì alle 21 fino al 24 giugno. Poi, esame finale con tirocinio.

Siamo molto contenti della risposta positiva di molti giovani tra cui diversi studenti universitari senesi e non” fanno sapere dalla Misericordia di Siena.

Questo è il primo corso del 2023. Sarà replicato in autunno come di consueto.

Ma per iniziare a fare volontariato, sia in area sanitaria che sociale, giovani e meno giovani possono contattare la Misericordia tutto l’anno.

Un percorso impegnativo quanto gratificante sempre a servizio dei più fragili.

Castellina Scalo e il segreto dei giovani volontari “diamogli fiducia”

Matilde , 19 anni e già soccorritrice di II livello. Un orgoglio per la Misericordia di Castellina Scalo. Il governatore Claudio Colli “siamo contenti di avere in questo momento 15 ragazzi dai 17 ai 25 anni nel nostro organico di volontari”.

Mi sono avvicinata al mondo della misericordia grazie alla mia catechista ad inizio quinta superiore e quello che mi spinge ad essere una volontaria, ogni giorno, é perché rispecchia i mei valori etici. Dedicarmi agli altri e supportarli mi fa sentire bene e d’aiuto per quel poco che si possa fare“. Parole mai banali per una ragazza giovanissima che tiene a precisare : “nonostante sia giovane mi piace organizzare le mie giornate e settimane tra tempo in famiglia, uscite con amici e volontariato”.

Benvenuti a Castellina Scalo nel mondo di Matilde. Ma quale è il segreto per “attrarre” i ragazzi? Prova a spiegarlo proprio il governatore Claudio Colli: “si sono avvicinati incuriositi dalle nostre attività e hanno continuato, per loro stessa dichiarazione, perché motivati dalla fiducia che la Misericordia di Castellina ha subito dato loro affidando compiti anche impegnativi e accogliendo le loro proposte e iniziative”.

Matilde conclude: “passare il mio tempo libero a servizio degli altri per me non é da definire tempo perso, il tempo che impiego ad ascoltare, confortare ed essere di supporto viene ripagato con sorrisi e piccoli gesti, sono proprio questi ultimi a non farmi rinunciare a fare volontariato”.

Matilde come  Alessandro (17 anni soccorritore di primo livello)  e diversi altri.

I volontari reale valore aggiunto per il terzo settore ed, in generale, per la società. Se avete problemi a “reclutarli” fate una passeggiata a Castellina: qui pare che abbiano scoperto un segreto.

Giuseppe Saponaro 

 

“DirSI” due anni di noi

2 anni di Spazio DirSI: da un progetto di rete alla costruzione di un’alleanza. Domani il progetto festeggia il secondo compleanno 

Spazio DirSI, nato il 17 marzo 2021, è un progetto di rete finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena nell’ambito del Bando Riesco costituita dalle seguenti associazioni di Siena e non solo: Associazione Le Bollicine APS (Ente Capofila); ANMIC Siena; Asedo Siena; Associazione  Autismo Siena Piccolo Principe; Associazione Riabilita O.D.V.; U.I.C.I. Sez. Territoriale di Siena  APS; Associazione Se mi Aiuti Ballo Anch’Io; Associazione Culturing – APS.; C.A.I. Sez. di  Siena; Associazione Visionaria, in collaborazione con enti pubblici del territorio.

Nato in risposta all’emergenza Covid, i protagonisti hanno intrapreso un percorso di condivisione e rilettura dei bisogni del territorio, mirato alla sperimentazione di una nuova modalità ibrida di erogazione di servizi in presenza/online, che possa ovviare a nuove eventuali situazioni di restrizioni dovute all’evolversi della situazione pandemica e basato sull’utilizzo di tecnologie fruibili anche ai soggetti con disabilità.

La condivisione di esperienze e risorse sono stati i punti di forza per costruire uno spazio condiviso che partendo dalla centralità della persona con disabilità intraprenda la costruzione e la sperimentazione di una nuova modalità di fare rete e di percepirsi come comunità.

Le associazioni aderenti al progetto hanno costituito un ATS con una governance partecipata e un proprio statuto.

Per saperne di più

Lo Staff Spazio DirSI  Disabilità in rete a Siena

Quando uno spazio diventa una comunità per Informare, Includere e funzionare Insieme tel. 0577 40052 – mail spazioinformarsi@spaziodirsi.it 

sito web www.spaziodirsi.it

Codini e Occhiali flashmob per le malattie rare

Consiglio Direttivo della Delegazione Cesvot: domani a Siena

Si riunisce domani il Consiglio Direttivo della Delegazione di Siena. Alle ore 16.00,  presso Sala Maccherini – Palazzo Berlinghieri del Comune di Siena in piazza del Campo 7/8, i 18 eletti si incontreranno

829 realtà aventi diritto al voto (276 organizzazioni di volontariato, 376  associazioni di promozione sociale,  71 imprese sociali,  98  onlus,  un ente filantropico e ulteriori 7 enti iscritti al Registro nazionale del terzo settore): il nuovo consiglio direttivo proverà a rappresentarle tutte con il compito di individuare le esigenze del territorio contribuendo alla definizione degli indirizzi e degli obiettivi del programma annuale di attività di Cesvot, impegnato a dare servizi gratuiti per promuovere, sostenere e sviluppare il volontariato in Toscana.

“Il mondo del terzo settore conferma ogni giorno il suo fondamentale ruolo nel garantire un diffuso welfare di comunità” ha affermato Luigi Paccosi, presidente Cesvot. “Per questo eleggere le nuove squadre territoriali non è solo un mero esercizio di democrazia ma permette ai soggetti che operano nel settore di determinare la strada da seguire e quindi dare un’impronta al futuro della società, in un periodo particolarmente difficile”.

La forza di Cesvot sono le delegazioni territoriali, che riescono ad essere vicine alle esigenze dei territori, animate da squadre caratterizzate da competenza e passione” ha commentato il presidente senese uscente Viro Pacconi.

Fin da ora Sienasociale.it – il diario del terzo settore senese augura al nuovo direttivo buon lavoro

nella foto un’immagine della organizzazione di volontariato “Codini e Occhiali”, che recentemente, ha organizzato un flashmob per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle  malattie rare. Sarà una delle realtà rappresentate dalla delegazione senese

Misericordia Asciano “ci mettiamo il cuore”

Lo scorso anno il gruppo giovani della Misericordia di Asciano è entrato a far parte del Progetto Comunicazione e Social di Siena Soccorso.

Lo scopo è quello di cercare soluzioni nuove per abbattere l’immobilismo delle nuove generazioni verso il mondo del volontariato. Sono sempre più le realtà associative che “soffrono” la mancanza di “nuove leve”.

Un passo importante è stato fatto dalle Misericordie avvicinandosi, ancora di più, al mondo social, con una nuova veste, presentandosi sotto forma di video short-form : video di dimensioni più corte, che presentano durata minima e massimo coinvolgimento.

Ragazzi del mondo del volontariato e non si sono ritrovati, presso lo studio fotografico “Yolo Studio”, per essere intervistati creando contenuti di valore funzionali all’intrattenimento, al divertimento e all’informazione.

Misericordia Asciano - i volontari organizzano il montaggio dei video

Misericordia Asciano – i volontari organizzano il montaggio dei video

Ponendo domande di vita quotidiana e assistenza abbiamo raccontato con semplicità impegni e abitudini degli adolescenti, comunicando che l’atteggiamento del volontariato parte dal nucleo familiare per poi essere trasmesso in società.

Da qui il nostro motto “ci mettiamo il cuore sempre” far si che gesti di misericordia occasionali diventino ordinari e concreti.

Una volontaria 

Sienasociale.it si complimenta con questi volontari che hanno trovato un modo originale di comunicare le proprie emozioni proponendosi quali punto di riferimento comunicativo per i coetanei.

Per vedere un video

https://www.instagram.com/reel/CppgrowgVid/?igshid=YmMyMTA2M2Y=https://www.instagram.com/reel/CppgrowgVid/?igshid=YmMyMTA2M2Y=

 

 

 

Collega_Menti: successo del secondo incontro

Si e’ svolto sabato 11 marzo, presso Casa Fattoria, il secondo incontro del percorso di condivisione e capacitazione per e con le famiglie di persone con disabilità, che a vari livelli sono beneficiari di servizi rivolti all’autonomia e alla vita indipendente nell’ambito del Durante e Dopo di Noi (palestre di autonomia, residenzialità brevi, cohousing).

Questo processo di partecipazione delle famiglie è stato stimolato nell’ambito del Progetto #collega_menti, nato in seno al tavolo Ddn scuola promosso da Fondazione Mps, e fin da subito condiviso dalle organizzazioni del territorio della provincia che a vario titolo erogano questa tipologia di servizi: Anffas Alta Valdelsa, la Cooperativa sociale Valle del Sole, Le Bollicine Aps.

Gli argomenti approfonditi durante la giornata sono stati “I siblings: fratelli e sorelle delle persone con disabilità” e “Gli strumenti classici di diritto privato per il Dopo di noi”.

Sono intervenute Barbara Bentivogli (presidente regionale Anffas Emilia Romagna e vice presidente Anffas Faenza), Alessia Farinella (pedagogista, formatrice e supervisore pedagogico), e Viola Cappelli (assegnista di ricerca in Diritto Privato presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), che nella seconda parte della giornata hanno inoltre guidato i familiari e gli operatori presenti nell’elaborare ulteriormente le tematiche trattate attraverso gruppi di lavoro trasversali.

Valle del Sole Collega Menti

Valle del Sole Collega Menti

La grande partecipazione registrata e l’interesse manifestato da parte delle famiglie ha fornito nuovi spunti alle organizzazioni che, facendone tesoro, rilanceranno programmando un nuovo incontro.

MM

“Sguardi sul mondo”: Punto 8 promuove la cultura

Dopo lo stop dovuto alla pandemia, l’associazione Punto 8 vuole ripartire con la rassegna “ Sguardi sul mondo”, alla sua terza edizione, con l’intento, ormai consolidato, di fornire una riflessione approfondita su alcuni temi di cui si sente comunemente parlare, ma che spesso vengono affrontati in maniera superficiale.

La prima serata, il 16 febbraio, titolo: “Le caravelle dell’abbondanza” è stata dedicata al cibo: è stato ripercorso il cammino dei prodotti alimentari americani nella loro diffusione verso i continenti del Vecchio Mondo.

La seconda serata è in programma domani giovedì 16 marzo, titolo:”Hacker il soldato del XXI secolo”. Sarà affrontato il tema delle nuove forme di scontro internazionale legate alla tecnologia,di come si attuano gli attacchi informatici e di quanto è importante mantenere il livello della cybersecurity.

La terza serata, domenica 16 aprile, titolo: “Fine della globalizzazione?” sarà dedicata ai cambiamenti economici e politici che stanno riscrivendo la geopolitica mondiale in seguito alla guerra in Ucraina.

Gli incontri si svolgeranno, a Siena, presso la sala soci COOP in via delle Grondaie. Ingresso libero.

Gli organizzatori evidenziano: “l’obiettivo è promuovere una costante informazione e un continuo approfondimento su tematiche geopolitiche ed economiche internazionali, con testimonianze, letture, audiovisivi e anche musica per stimolare al massimo l’interesse dei partecipanti. Il confronto culturale  con esponenti di altre associazioni che parteciperanno agli incontri ci consentirà di aprire nuove collaborazioni per futuri progetti di volontariato”.

Giovanna Lachi, Presidente dell’Associazione e membro del nuovo Consiglio direttivo CESVOT, ci racconta l’essere e l’essenza di questa associazione.

Punto 8 nasce nel 2016 da un gruppo di persone con esperienze di associazionismo internazionale e non solo alle spalle e tante idee di cooperazione davanti a sé.Il primo obiettivo era trovare un nome che raccogliesse tutte le nostre aspirazioni e che fosse bello e comprensibile. Eravamo in 8 e pensavamo che il potere dell’associazionismo fosse infinito quindi il nome (numero,simbolo dell’infinito e forma del planisfero) era trovato, il punto simboleggiava l’incontro e la concretezza.

Da allora abbiamo sempre cercato di non perdere di vista la nostra mission organizzandoci per lavorare seriamente ma non tralasciando mai il divertimento e il piacere di farlo.

L’associazione si occupa di cultura dal mondo e nel mondo, di cooperazione e solidarietà anche internazionale, con l’obiettivo principale di diffondere la cultura come motore di integrazione e benessere sociale.

Negli anni abbiamo organizzato molte attività all’estero e in Italia e lo facciamo sempre con lo stesso entusiasmo.

Si sono uniti a noi nel tempo giovani e adulti che hanno portato nuove idee e tanti stimoli all’Associazione e questo ci fa ancora divertire e sentire utili in qualche misura.

Se ogni attività che facciamo può servire anche solo a mettere un seme di umanità nelle persone questo ci ripaga di tutti gli sforzi che facciamo per portare avanti i nostri progetti .

Non sono stati anni facili quelli che abbiamo vissuto ma ci sembra di essere riusciti ad adeguarci alla realtà del momento grazie anche alla collaborazione con altre associazioni.

Sonia Vannoni

Sienasociale.it ringrazia per la disponibilità Giovanna Lachi ed esprime a lei e a Punto 8, seria e solida realtà del terzo settore senese, i migliori auguri per il futuro.

“Pesavo 34 chili ma mi vedevo grassa” la storia di Maria Vittoria

Oggi, 15 marzo, ricorre la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata all’anoressia, alla bulimia e agli altri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Sienasociale.it, al fine di promuovere la cultura dell’ascolto, proporrà storie di vita legate a questi temi. Ecco le testimonianze della scrittrice Maria Vittoria Strappafelci , che ha vissuto il problema “sulla sua pelle”, e dell’Associazione Il Girasole che aiuta i più fragili.

Il 15 marzo ricorre la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, contro i disturbi del comportamento alimentare, nata undici anni fa, grazie all’iniziativa di Stefano Tavilla, padre di Giulia, morta a 17 anni a causa della bulimia.

L’obiettivo di questa iniziativa è stato fin da allora quello di porre attenzione alle strategie per prevenire e combattere un fenomeno che richiede interventi tempestivi e che la pandemia da Covid ha moltiplicato. Il Fiocchetto Lilla è simbolo delle storie di coloro che hanno vissuto queste malattie in prima persona e che, dopo essere a lungo rimasti nell’isolamento e nel silenzio, si sono uniti per dar fiducia a chi ancora si trova ad affrontare la malattia perché, dicono, dai disturbi del comportamento alimentare si può guarire.

Convinta della possibilità di uscire dal tunnel rappresentato dai disturbi del comportamento alimentare è la scrittrice Maria Vittoria Strappafelci, che narra la sua dolorosa vicenda a lieto fine in un libro, “Il digiuno dell’anima: una storia di anoressia”, edito da Kimerik, e che abbiamo voluto ascoltare.

Perché hai voluto scrivere questo libro, diverso da tutti gli altri che poi hai pubblicato?

Ho voluto far conoscere il problema dell’anoressia e della bulimia. Credo, infatti, che di ciò non si parli mai abbastanza. Certo, per me scrivere è stato anche terapeutico, ma quando io, dopo sforzi inumani, ne sono uscita, mi sono sentita in dovere di fare in modo che il maggior numero di persone, anche quelle che di fronte a questa malattia si girano dall’altra parte, non potessero più dire che non sapevano.

“Il titolo del tuo libro è fortemente evocativo…”

Ho scelto un titolo che comunicasse fin da subito al lettore il vuoto che vive chi si ammala di questi disturbi che portano al silenzio delle emozioni. La persona che soffre di questi disturbi, DCA li chiamano, non nutrono il fisico perché anche l’anima non si nutre più dei sentimenti.”

Come succede che una giovane, ma oggi il fenomeno non risparmia neppure i maschi, precipiti in questa condizione?”

Nel mio caso, ho iniziato a soffrire psicologicamente quando, io e mio fratello molto piccoli, mio padre si ammalò e fu curato lontano da casa: lui e mia madre si trasferirono per lunghi periodi lasciandoci affidati ad altri. Io vivevo quei periodi come un vero e proprio abbandono. Poi mio padre dovette smettere di lavorare e io, appena conclusa la scuola media, dovetti rinunciare a studiare per lavorare. Per me fu un dolore enorme, mi faceva sentire diversa ed infelice. A diciotto anni caddi in depressione e smisi di magiare. Nessuno allora parlava di anoressia, mi curarono  con psicofarmaci, ma non coglievano l’essenza del problema. Inoltre, molti apprezzavano la mia magrezza e io ne ero lusingata: lì scattò il meccanismo che ruppe l’equilibrio tra corpo e mente; lo specchio iniziò a restituirmi una visione distorta di me: pesavo trentaquattro chili, ma io mi vedevo grassa. Non lo sapevo, ma avevo imboccato una strada che per tanti, soprattutto nel passato, è stata senza ritorno.”

“E invece ci tieni a sottolineare che il tuo libro è un inno di speranza.

Sì, perché io sono stata fortunata e vorrei che potessero essere tutti quelli che di questa malattia si ammalano. Una notte, in un periodo in cui ero affetta da bulimia, vidi la morte in faccia: da sola a casa, mentre vomitavo, svenni. Mi ripresi a fatica e in quel momento scattò in me la consapevolezza che stavo distruggendomi; volevo uscirne, ma da sola era difficile. Mi vergognavo di confessare ai miei genitori che soffrivo di questi disturbi e cercavo soluzioni al di fuori della cerchia famigliare. Poi, un giorno finalmente, mio fratello mi minacciò dicendomi che dovevo smetterla di comportarmi così. Fu un pugno nello stomaco, duro da sopportare, ma che indicava che lui, e anche i miei, si preoccupavano, che non ero trasparente. Esistevo!”

Il libro scritto da Maria Vittoria

digiuno dell’anima una storia di anoressia. Il libro scritto da Maria Vittoria

Chi ti ha aiutata?”

Sono entrata in terapia presso un centro specializzato. Prima hanno dovuto farmi imparare a mangiare e dopo è iniziato un periodo di psicoterapia. Ci sono voluti altri anni, ma ce l’ho fatta e oggi posso dichiararmi guarita. E testimoniare, con la mia storia, che la possibilità di uscire da quel tunnel c’è. Questa malattia è un demone, un mostro, ma se si trova il bandolo della matassa, se ne esce.”

Che cosa suggeriresti alle ragazze che oggi si trovano nella tua situazione?”

Di non vergognarsi. Di parlare fin da subito, soprattutto in famiglia, che deve essere il primo sostegno per questi malati. E poi di chiedere subito di essere ricoverate in un centro specializzato. Oggi ce ne sono tanti e aiutano moltissimo.”

Ma quelle stesse famiglie, a cui accenna la scrittrice Strappafelci, si trovano ad affrontare il demone, il mostro, senza avere chiaro cosa fare.

Per aiutare queste famiglie da sei anni a Siena esiste la sezione locale dell’associazione “Il Girasole”, nata precedentemente a Spoleto, il cui referente senese è Fabrizio Padrini, che conosce per esperienza personale (felicemente conclusa) tutte le problematiche connesse ai disturbi del comportamento alimentare.

La nostra sezione è nata all’interno del reparto di pediatria dell’Ospedale senese, grazie ad un progetto triennale a suo tempo finanziato dai gruppi dei donatori di sangue delle Contrade. Il progetto prevedeva la collaborazione di un team medico (psicologo, pediatra, endocrinologo, specialisti e personale infermieristico) per curare i ragazzi che soffrivano di questo disturbo e di volontari che si incontravano con i genitori. Oggi il progetto originale si è concluso e alcune attività hanno avuto bisogno di essere rimodulate ed adattate, ma noi del Girasole continuiamo la nostra attività che si esplica in supporto alle famiglie. Si tratta di un gruppo di auto-aiuto aperto e rivolto ai genitori di ragazzi e ragazze con questa patologia.”

Quali sono i suggerimenti che potrebbe dare a un genitore che si accorga che il proprio figlio manifesta disturbi del comportamento alimentare?:

“I genitori che si trovano per la prima volta di fronte a questo problema sono disorientati e non sanno dove andare. Quando colgono i segnali, e non è detto che lo facciano subito perché questi ragazzi sono bravi a confondere le cose, innanzitutto dovrebbero rivolgersi al proprio pediatra poi anche ad un’associazione come la nostra. Mi sentirei di dire di evitare di rivolgersi unicamente a nutrizionisti o dietologi, perché il disturbo del comportamento alimentare è prima di tutto un problema di carattere psicologico.”

Quando vengono da voi, che problemi hanno i genitori?”

Innanzitutto, si sentono in colpa, per esempio per non essere stati capaci di cogliere i segnali ma anche perché spesso si indica la responsabilità della malattia negli stili di vita dei genitori, che è una cosa assurda. E’ vero che la maggior parte di questi ragazzi sono perfezionisti, ma non necessariamente perché rispondono alle aspettative delle famiglie. Molti di loro sono così e poi, oggi, l’attività social amplifica queste loro caratteristiche. Però, per una somma di motivi, questi genitori si sentono sbagliati e diversi e così finiscono per isolarsi evitando ogni forma di socializzazione che invece potrebbe aiutarli.”

Oggi ricorre la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, simbolo della possibilità di guarigione dai disturbi del comportamento alimentare. Che cosa si sente di dire a chi oggi sta ancora vivendo questo problema?”

Che non perdano il coraggio, che non si vergognino, perché quella che ha colpito i loro figli è una malattia, e sentirsi unici responsabili non fa bene né a loro, né ai figli. E, infine che, abbiano fiducia perché è una malattia da cui si guarisce. Oggi ci sono tante strutture, anche specializzate, che si occupano di questi pazienti ma non tutte (… anzi forse nessuna!) accetta pazienti in situazione di gravità fisica, cosa che invece una struttura ospedaliera – come quella che esiste a Siena – può fare, e in modo eccellente.. Io stesso sono un esempio di genitore che ha seguito positivamente questo percorso e adesso continuo in questa attività con l’associazione Il Girasole per sostenere e dare fiducia e speranza ad altri che sono ora come io fui nel passato.”

Come ogni ricorrenza, l’augurio è che l’attenzione su questo problema non si spenga il giorno successivo, ma continui e si diffonda la consapevolezza che permetta ad ognuno di scorgere i segnali nei giovani affinché né chi è entrato nel tunnel né le loro famiglie si sentano soli.

Per saperne di più

https://www.associazioneilgirasole.it/

Marina Berti

(Nella foto di copertina Maria Vittoria)